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domenica 12 dicembre 2010

Stronze doc - Corso accellerato per bastardi in calzamaglia


 


Mi chiedo che maledizione si sia abbattuta sulla mia testa quando Dio, o chi per lui, ha deciso di regalarmi questa eterosessualità perennemente arrapata sempre tesa verso Stronze con tacchi a spillo, scollature e glutei di tutte le misure e forme.
Sì, ho detto Stronze. Non perché tutte le donne lo siano, ci mancherebbe altro, ma perché io propendo proprio verso la categoria delle Stronze Doc. Del resto, sarebbe fin troppo facile per me infilarmi tra le gambe di donne senza cervello che nella sacra vestizione mattutina non prendono in considerazione un accessorio come le mutande (un’alta concentrazione di questo tipo di bestiolina smutandata si trova negli uffici). No, io devo mirare in alto, alle cosce blindate di Miss superfigacelhosoloio, detta anche Stronza. E tale bipede pretendo che sia anche discretamente intelligente.
Ora, si deve considerare che questa tipologia di donna usa collezionare le teste dei suoi amanti come qualsiasi altra donna collezionerebbe scarpe. È acida, senza lubrificazione vaginale, a corto di amiche, perennemente sfottente e indossa lingerie di Divissima.
Arduo per un uomo conquistarla. Ma a lei gli uomini non mancano, almeno quelli che usa come dildo per riempire, oltre che il suo antro vulvare, le sue solitarie serate. Del resto, oltre ad avere fascino, riesce a dialogare con l’organo riproduttivo maschile con la stessa facilità con la quale San Francesco parlava con il lupo. E quindi accalappiare un orgasmo, o meglio, qualcosa che gli si avvicina molto, per lei non è complicato.
Bene, l’avete inquadrata. Lo so, somiglia a quella stronza della vostra capa in ufficio. E, infatti, di solito sono cape.
Chi non ne ha avuta una?
Io. Lo so, è un paradosso. Comunque ho una discreta esperienza in fatto di Stronze e anche se la desidero non mi fido affatto. E c’è da ribadire che non aspiro a essere sottomesso, come molti di voi staranno pensando, così come non voglio la classica botta e via, sarebbe fin troppo semplice. No, io voglio questa Stronza come fidanzata, addomesticata e al palo! Anche se fidanzarsi con una Stronza sarebbe come mettersi insieme a un serpente. Prima o poi morderà. Fidatevi.
E così, non rimane altra scelta che optare saggiamente per la soluzione B: giocarci. Del resto non è quello che lei fa con gli uomini umiliandoli, deridendoli, usandoli? Dite che si tratta di guerra dei sessi, di passatempo,
                                            di massacro cromosomico? Non so. Però posso darvi delle dritte.
 
Fase uno, l’approccio.
L’inizio è divertente. Lei sfodera la sua solita strafottenza tagliente, che però deve incontrare un blocco di platino inscalfibile. Bisogna dimostrare di saper rispondere con intelligenza, gusto, ironia e sense of humor. Considerate che di solito la stronza ha gran fascino, quindi questa prima parte è complicatuccia, ma si può superare.

Fase due, la seduzione
Lei cercherà di prendere il controllo del vostro uccello. Sa che i centri neuronali della maggior parte degli uomini sono nel "pacco" (ve l’ho detto è molto scaltra) e quindi quella zona è la chiave di tutto. E qui c’è la sorpresa: il vostro volatile deve volare libero, lontano dai suoi artigli con smalto Chanel. Voi non avete fretta e soprattutto seguite una strategia.
Dovrete tenere a bada i violenti input del vostro scroto, Se riuscirete in questo vedrete in lei una certa irritazione. Sarà tentata di mandarvi a stendere, ma non può? Sono pochi gli esemplari che riescono ad arrivare fino a qui, e ogni tanto anche a lei serve un diversivo, qualcosa di più eccitante del modello base di uomo.
Lei starà al gioco. Comincerà a divertirsi. Avanzerà, con l’intenzione di prendersi questo uomo così interessante ma sa anche che per farlo dovrà cambiare tattica: di solito adotta l’aria della dolce fanciulla abbandonata e bisognosa di aiuto che solo nelle braccia di un uomo così sicuro può trovare conforto (ricordate che il suo è solo un gioco, è e resterà sempre una Stronza). In questa fase simulerete interesse, fingerete di essere affetti dalla sindrome del principe azzurro che ha necessità di liberare la principessa chiusa nella torre fatata. Arriverete con il vostro bel cavallo bianco (meglio se con lo stemma BMW), la calzamaglia (rigorosamente griffata, ancor meglio se sartoriale) e l’aria strafottente e sicura dell’agente di commercio rampante.
Lo so, un abominio di uomo, ma con le Stronze funziona. Non dico che dovrete comprare una BMW, ma un noleggio ci può stare.
Ora, dovete mostrarvi più interessati a lei che non al suo corpo. È necessario avere la giusta intelligenza per ascoltare (almeno così le farete credere), la sensibilità per comprendere (lei penserà) e la forza per risolvere (solo simulata, ovvio).

Fase 3 – La raccolta
Non sia mai che questo sia un vero un principe azzurro?
È questo che lei penserà. Perché? Vi svelo un segreto: la Stronza Doc ha un cuore, anche se chiuso dentro una cella frigorifera! Certo, è solo un crepitio leggero, di quelli che si intravedono sul parabrezza ma che in pochi minuti rischiano di propagarsi come ragnatele di cristallo. Così, incalzerete, dosando forza e sensibilità con matematica applicazione. Ma c’è una regola da seguire: mai in questo momento farci del sesso. Sarebbe la fine!
Pazientate ancora un po’. Fatele capire che non volete il suo corpo ma i suoi pensieri e il suo cuore. E solo quando lei se ne convincerà, perché anche lei ha un cuore, giungerà l’ora dell’assalto.
L’enorme testa d’ariete (vabbè proprio enorme no, ma almeno consistente sì. Spero per voi) si scaglierà contro le porte della città. Porte più che aperte, a dire il vero.
Lei non sarà più l’amazzone ma la geisha. Asservita, domata, ammansita.
Cotta al punto giusto per essere… conquistata? Non so, qui ognuno deciderà per sé.
Anche se c’è un opzione niente male. Possederla (del resto è giusto che voi ritiriate il vostro meritato premio) e poi deriderla e lasciarla. Ancor meglio se pubblicamente derisa e lasciata.
E senza pietà alcuna.
Perché questa cattiveria? Be’, perché certe donne se lo meritano. Perché dovrebbero capire che gli esseri umani non sono beni di consumo, tanto meno lo sono se stesse. La vita non è una squallida catena consumistica.
Certo, seguire quest’ultima opzione significherà far parte della categoria degli stronzi doc. Decidete voi. L’importante è che alla fine queste Stronze vengano inesorabilmente lasciate nella loro pozzanghera di autocommiserazione e sentimenti in tetrapack. Del resto, è più semplice convertire alla carità cristiana un integralista islamico imbottito di esplosivo che pensare alla "redenzione" della Stronza Doc.

© 2010 by Sam Stoner

sabato 27 novembre 2010

E se incontrassi un uomo per bene? di Alessandra Arachi



(La bibbia delle donne che scopano come marabù in calore.)


Entro in IBS e girovagando tra gli scaffali elettronici il mio occhio cade su un titolo: "E se incontrassi un uomo perbene?” di Alessandra Arachi (Sonzogno). La sinossi:
A.A.A. Cercasi ragazzo perbene. L'inserzione è stata messa su un giornale di provincia. Hanno risposto in molti. Gli incontri sono poi diventati un romanzo verità.

Penso si tratti di un’inchiesta sociale, di uno spaccato sul mondo degli uomini e su come quest’ultimi si rapportano con l’altro sesso. Ma siamo sicuri? Ragazzo, mi dice la mia vocina, siamo nel mondo del marketing dell’editoria italiana ossia quanto di più fasullo ci sia in circolazione. Stai in campana!
Eppure le critiche sono tutte positive e l’autrice è in gamba, è una giornalista del Corriere della Sera.
Così mi decido e lo ordino.
Del resto è anche il compleanno di mia nipote. Compie 25 anni. È single e desiderosa di trovare il suo “lui”. Quale miglior regalo che una sorta di guida con la quale orientarsi alla ricerca dell’uomo perbene. Quando finalmente arriva a casa la curiosità è tale che apro a caso per leggerne qualche riga:

“Entro, mi iscrivo alla chat più hard del web. Max non mi ha chiesto:"Vuoi scopare?". È stato ancora più diretto: nella zona dei messaggi privati, Max del Tiburtino (una zona di Roma nota a chi predilige i corpi freddi) mi ha scritto semplicemente il suo indirizzo di casa. Aggiungendo un dettaglio: "Ho un cazzo così duro e lungo che quando l'avrai provato non ne potrai più fare a meno". Non ho potuto fare a meno di prendere la macchina e raggiungere l'indirizzo di Max, al Tiburtino.
 (…) "Sono venuta per scopare. Dopo non chiedermi niente,. Dopo non vorrò più saperne niente di te". Mi era sembrata una gran frase. Per Max era semplicemente scontata. Mi ha preso per mano all'ingresso della sua minuscola casa e mi ha portato dritto in camera per buttarmi sopra il letto con lenzuola bordeaux, proprio come le pareti della stanza, arredata con inquietanti oggetti di ferro. Il resto sono le sequenze di un filmino a luci rosse.”

Resto qualche secondo interdetto. Continuo, sfogliando a caso.
E a pag. 22 la protagonista in vacanza cerca di scopare un ragazzo più giovane di una ventina d’anni in discoteca. Poi, partecipa a uno Speed Date, conosce Ludovico e inizia una passionale relazione che si avvicenda a quella con Luca…
Capisco  quindi che sulle pagine di questo romanzo non si dipana l’affannosa ricerca, da parte della protagonista, dell’”uomo perbene”, ma dell’uomo col “cazzo” più lungo. Anzi, potremmo considerarlo la bibbia delle donne che scopano come marabù in calore e ne fanno anche un vanto di tale soddisfacente attività. In pratica, la protagonista del romanzo, mi auguro non l’autrice, ricerca l’uomo per bene in chat “hard”, in  “speed date”,  e nel retro delle discoteche di villaggi turistici.
Il pensiero va a mia nipote, alla quale il libro era destinato, che, invece di trovarsi in compagnia di una donna (la protagonista) che come lei cerca un fidanzato, si sarebbe ritrovata tra le mani il diario di una ninfomane (la stessa protagonista all’ultima pagina dice che in lei si agita un “istinto sessuale becero”) i cui effetti collaterali sarebbero ricaduti sul mio povero zio. Sì, proprio lui, già me lo vedo ricevere in piena notte la telefonata della figlia che senza le mutande lo chiama da un alberghetto della stazione dopo “averlo preso” con somma goduria (e partecipato piacere) da una mandria di marocchini taglia 20 cm (cito i marocchini in quanto sono considerati un’etnia caratterizzata da una passionale sessualità). Mio zio però non si preoccuperebbe, perché se questo dovesse accadere significherà solo che sua figlia avrà conosciuto qualche “uomo perbene”!

Eh sì, le donne ne hanno fatta di strada. Almeno una volta scopavano sconosciuti del Tiburtino con un minimo di riservatezza (un po' come i maschietti quando fanno visita alle care donnine presenti sugli annunci A.A.A. dei vari quotidiani, quelle con l’appartamento a pianterreno), oggi, invece, ne fanno un vanto, ne scrivono, ne fanno addirittura un libro.
Quando la prossima volta troverò una scrittrice in discoteca che mi offre una fellatio in bagno, saprò che in realtà sta solo cercando un uomo perbene!

Con affetto, il vostro
Sam Stoner

mercoledì 17 novembre 2010

Donne di plastica

Che dobbiamo fare con le donne?
Sempre agguerrite e pronte a fregare ogni uomo. 
Quelle dell'est si fregano case e conti in banca dei nostri pensionati.
Le adolescenti fregano ricariche telefoniche ai bavosi.
Le trentacinquenni fregano matrimoni e figli prima di scavallare i quaranta.
Ce n’è per tutti i gusti.
L’aspetto preoccupante è che l'arte di fregare è insita in tutte le donne (o quasi), al di là di ogni categoria.
Del resto, basta dare un'occhiata in giro.
Il mercato è saturo di prodotti diretti a fregare l'uomo, o meglio, a fregare i suoi ormoni.
Perché le donne sono furbe, vanno sul sicuro puntando sul sesso. E si sa, l'uomo soccombe sempre alle sue pulsioni sessuali, a parte alcune eccezioni non rilevanti, ma in questi casi si parla di uomini gay. Il mercato ascolta e sforna ogni ben-di-dio:
extension per capelli, unghie finte, reggiseni push up, supporti xtreme Bra, mutande botton up, collant modellanti contenitivi...
Articoli degni delle boutique dove si affittano abiti per carnevale. La domanda è una sola: chi vuoi essere? L'Uomo ragno, Batman o la strafiga della serata?
La risposta è ancora più semplice, è sufficiente investire qualche euro e il desiderio diventa realtà.
Così, ecco che la vittima-uomo di turno esce con quella che sembra essere una donna desiderabile. Vestita e truccata è Perfetta e Desiderabile. E badate, desiderabile senza che apra bocca. Seno rigoglioso, fondoschiena che sembra non sapere dell'esistenza della gravità terrestre, capelli rubati alla principessa delle favole, mani di tigre, con unghie lunghe, perfette e laccate.
Di fronte a questa vista, il testosterone inizia a circolare intaccando le cellule cerebrali maschili. La ragione va a farsi un pisolino ristoratore e il tanto agognato e bistrattato "pacco" prende il sopravvento. Così, lui le propone di passare la notte insieme. Nessuna promessa da marinaio tipo amore per la vita, ma solo una sana notte di sesso.
Lei accetta, però... al momento dell'ingresso nella camera da letto ecco che lascia scivolare nelle orecchie di lui una sensuale richiesta: "voglio farlo al buio!". Sì, lei desidera l'oscurità, e se lui proprio non riesce al buio, ecco arrivare la concessione di una leggera penombra. Lui, tutto preso dagli effluvi dei propri ormoni, in quelle proibitive condizioni visive, non ci capirà un bel niente, anche perché impegnato a "tenere alto" il desiderio e a cercare di “far centro” al primo colpo. Be’, se non proprio al primo almeno entro il terzo quarto! Leverà qualche imprecazione al cielo, ma alla fine ci riuscirà. E se proprio non dovesse farcela sarà lei ad aiutarlo con comandi manuali, accompagnando con una perfetta “navigazione a mano” l’impaziente soldatino sull'attenti. Non sia mai che lui si ostini ad accendere la luce!
Lo shock (per lui) arriverà al mattino, quando dentro il letto comparirà, come per magia, un'estranea!
La bambolina tutta curve e tornanti si è trasformata in una grigia autostrada dritta e piatta più della terra di Lattanzio.
I lunghi femminili capelli sono sui cuscini, i pizzicotti sulle chiappe che lui ha avvertito per tutta la notte sono in realtà le unghie di lei staccatesi e crollate sul lenzuolo, se poi lui si sporgerà oltre il bordo del letto scoprirà sul pavimento quel rigoglioso seno che tanto aveva ammirato insieme a quel sedere a mandolino che aveva infuocato la sua immaginazione. 
Finalmente, il malcapitato amante è consapevole di aver avuto un incontro ravvicinato con una una bambolina posticcia. Un assemblaggio ben congeniato, i cui pezzi sono forniti da multinazionali compiacenti.
Lui, che neanche ha osato inserire del cotone nelle mutande! Lui, che si è tenuto la sua pancetta, le sue maniglie dell’amore e la sua pelata!
Per non parlare del trucco (di lei) che vince a man bassa sul maschile viso al massimo profumato di dopobarba.
L'aspetto più paradossale è che dopo questa scoperta lei lo guarda negli occhi, mentre le cade una ciglia finta, e dice:
"Pensavo di piacerti per quello che sono"
E infatti potresti anche piacermi, pensa lui, se solo riuscissi a capire chi si cela sotto quell'armamentario di protesi, dispositivi gonfiabili, siliconi trattati e applicazioni posticce!


© 2010 by Sam Stoner

venerdì 12 novembre 2010

Donne. Istruzioni per l'uso.

Donna, questa sconosciuta.
Innanzitutto dobbiamo chiarirci le idee su come sono le Donne. Da quanto vedo sono volubili e mutevoli come le condizioni atmosferiche nelle zone tropicali.
Incostanti e variabili come elementi della teoria del caos.
Discontinue e fluttuanti come i campi magnetici attorno a un buco nero. Per quanto, un attimo di smarrimento lo hanno anche gli uomini di fronte alcuni buchi neri…

Uomini, semplice certezza
Gli Uomini, invece, sono noti per essere fissi nella loro immutabile natura.
Se la donna è l’antimateria, ingestibile e instabile, l’uomo è un masso di una lega sconosciuta proveniente dallo spazio siderale, quello dove i buchi neri abbondano. Vizioso!
Comunque, quello. Può piacere o meno, ma rimane così. Non si muove, non si può plasmare, forse si può abbellire, ma di certo non forgiare.

Avete mai letto i blog delle donne? Si sperticano in descrizioni di uomini ideali che sembrano uscire dalla penna della Nin, la Allende e Roth.
Ma loro, le donne, già sanno che se un Dio dovesse decidere di plasmare simile mascolina meraviglia comunque non andrebbe bene!
Se volete essere l’uomo perfetto, in base a quanto richiesto da una donna dovreste:
essere gentili ma non ossequiosi, forti ma sensibili, alti nella vostra bassezza e generosi nella vostra oculatezza, baciarla sul collo sussurrando versi di Neruda così come metterle una mano sul culo dicendole: “Scopiamo!”
Insomma l’uomo perfetto, secondo la donna, dovrebbe essere affetto da bipolarismo e schizofrenia.
Per gestire una donna, quindi, l’uomo dovrebbe prima farsi rinchiudere in una clinica psichiatrica del Bangladesh e farsi praticare un consistente numero di elettroshock.
Traguardo arduo? No, solo impraticabile.
Le alternative sono tre:
1.    ritirarsi a vita monastica
2.    diventare gay
3.    seguire la regola stoneriana del : “Dai a una donna solo poche riconoscibili apparenti briciole di attenzione”

Credo sia opportuno fare degli esempi, gli uomini sono noti per essere pratici.

Vacanze
Mai andati in vacanza seguendo i consigli di lei? Io sì, purtroppo. Mi sono sentito dire: "Se è una vacanza da schifo potevi pensarci tu che sai sempre tutto!" E badate, io non mi lamentavo della vacanza, era a lei che non andava a genio. La vacanza scelta da lei! Quindi vi consiglio di chiedere sempre: “Dove ti piacerebbe andare, cara?” Ascoltate mimando attenzione non badando alla risposta e poi, guardandola negli occhi dite: “No, quello che ci vuole per te è una settimana di freeclimbing! Ci ho pensato a lungo (menzogna spudorata) questo tipo di vacanza ci permetterà di unirci come mai. Prenoto i biglietti (che in realtà avete prenotato già da un mese). Almeno uno dei due, l'uomo, si godrà una bella vacanza.

Cibo
AVi siete mei comportati da gentiluomini al ristorante? Con mille attenzioni per lei, illustrandole i piatti e cercando di indirizzarla verso quello che potrebbe essere di suo gradimento? Io l'ho fatto. Il risulatato? Lei che non mangia perché nulla è di suo gradimento. Quindi al ristorante vi consiglio di chiedere sempre: “Cosa desideri mangiare?” Ascoltate mimando attenzione ma senza badare a ciò che dice e poi, guardandola negli occhi suggerite, con ferma risolutezza, di prendere un filetto, soprattutto se lei è vegetariana, perché il suo palato deve deliziarsi con il meglio senza accontentarsi. E ordinate!

Sesso
Qui sono cavoli. Più volte ho cercato di andare incontro ai desideri di lei. Risultato? Lei voleva essere sorpresa! Bastarda! E stronzo io a darle attenzione. Quindi vi consiglio di fregarvene di quello che vi suggerisce. È solo l’’ennesimo tentativo di mettervi fuoristrada e fregarvi. Fate SEMPRE di testa vostra. Tanto lei non sarà comunque soddisfatta, almeno, così, lo sarete voi.


Perché dovete capire che quello che una donna vuole è SOLO APPARENTEMENTE un uomo che vada incontro ai propri desideri (desideri che lei per prima ignora!); in realtà, ciò che una donna vuole è un uomo che dia loro una direzione da seguire, quale che sia, purché la indichi con risolutezza.
Ricordate che i desideri di una donna cambiano dopo pochi secondi, cercare di realizzarli sarebbe come mettere nel sacco le stelle del firmamento, fate prima a metterci lei nel sacco. All’inizio scalcerà un po’, ma poi sarà la geisha che avete sempre desiderato.

  







venerdì 15 ottobre 2010

I cowboys non indossano vestiti di sartoria


Matthew B. Crawford

Un donna over 30 sola che uomo desidera?
È una domanda che mi pongo spesso. Forse perché sono anche io un over 30 solo.
Così mi capita di fare incontri, stringere mani, regalare sorrisi, dispensare affettuosi baci sulla guancia già al primo incerto saluto. Sì, incerto. Perché non sto vendendo un prodotto sfoggiando un sorriso devi-fidarti-sono-la-persona-che-ti-frega-ma-lo-fa-con-stile, al massimo sto vendendo me stesso.
Perché  vendere me stesso?
Perché, forse (che equivale a un “sicuramente”) mi sono stancato di stare su quel cavolo di scaffale da solo. Per carità. È uno scaffale lucido e alla moda, brillante e che attira sorrisi entusiastici di chellerine ansiose di toccarmi e palparmi come fossi la lampada di Aladino pronto a soddisfare i loro desideri. Ma dopo l’uso ecco che mi ritrovo di nuovo su quello scaffale. Solo.
Così,  mi decido ad andare alla ricerca della mia metà.
Qual è il primo passo da fare?
Semplice, capire se ci sono trentenni che desiderano la stessa cosa. E non si tratta della domanda che incontra l’offerta. Questo vale in economia. Qui si parla di persone. Si spera. Così, quando si fa una nuova conoscenza ( “quando” e“dovunque” capiti -le donne e gli uomini che diventano ricettivi SOLO di sera e SOLO nei locali andrebbero soppressi all’istante! ) butto là l’argomento, tanto per capire che ne pensa il mammifero munito di tette al quale aspiro. Non sempre la risposta è sincera: timidezza, scaltrezza, diffidenza, poca conoscenza di sé, ecc. non mi sto a dilungare sul perché si mente su ciò che si vuole. Ne prendo solo atto. E allora?
Dove scoprire i segreti desideri di una donna?
Siamo nel 2010. C’è il pc. La rete. Centinaia, migliaia di blog femminili nei quali le donne si confessano. Finalmente si può sguazzare tra le pagine dei diari segreti delle donne. Finalmente saprò cosa gira nella testolina decolorata delle over trenta col cuore in camera di rianimazione perché a un passo dall’essere relegate nella riserva delle zitelle a vita.
Mi collego e cosa trovo?
“Cosa cerco in un uomo” – “Il mio uomo ideale” – “Dov’è il mio principe azzurro?” – “Cosa voglio dal mio uomo” –  “Esiste un uomo capace di amarmi?” – “Perché tu!” – “Leggi e scopami!” (No, scusate. Questo titolo appartiene a un’altra categoria di donne).
Cosa ho capito.
Ho capito che c’è confusione, molta confusione. Cliché. Ma soprattutto, utopica rappresentazione del maschio desiderato. Tanta meravigliosa teoria che alla prima prova scritta rimedia, inevitabilmente, un bel “non ammessa”. La studentessa è intelligente ma non si applica. Perché? Semplice, perché:
I cowboys non indossano vestiti di sartoria.
Siamo Uomini!
Non pupazzi.
Siamo uomini!
Non portafogli con le gambe.
Siamo uomini!
Non smutandati modelli Abercrombie
Esempio di questa utopica, e a tratti squalliduccia, idea di uomo da amare arriva da una delle più brillanti e intelligenti blogger donna della rete (No, niente nome…), che nel suo blog tratteggia l’uomo ideale. Quello da scopare, direte. Magari, se così fosse non la citerei (per danni alla categoria). No, lei parla di amore, di colui nel quale perdersi. E sembra che in questo post abbia già imboccato il labirinto bramato.
“L’uomo da amare deve avere
un cuore grande
un cervello funzionante
ironia
curiosità
irrequietezza
essere maschio fino al midollo
giocherellone
predatore
coccolone
carne e sangue”
Nemmeno Daniel Craig, Hugh Grant, Johnny Deep e Paul Walker messi insieme riuscirebbero a tanto.  
Ma il pezzo forte ( non quello a cui state pensando voi, maliziose!) è il seguente:
“Voglio un cowboy in abiti sartoriali, capace di mangiare pane e salame nel mezzo del nulla e di trovarsi a suo agio a un ricevimento ufficiale.”
Cara blogger,
a parte il fatto che i cowboys non esistono (I miei camperos sono in soffitta dal mio sedicesimo compleanno e persino Clint Eastwood, l’uomo dagli occhi di ghiaccio, è andato in pensione come cowboy) ti ricordo che i cowboys
non indossano abiti sartoriali, al massimo puzzano.
E neanche gli Uomini indossano abiti di sartoria, a meno che non abbiamo un più che allegro conto in banca, una fuoriserie e un bilo su Ocean Drive. Cosa assai rara in questi tempi di crisi. E anche se fosse, sarebbero così occupati a far soldi che difficilmente potrebbero coltivare quella ambite qualità da te menzionate e agognate.
Avresti fatto meglio a inserire la postilla:

      Cercasi fidanzato abbiente.
      Prego astenersi con denuncia dei 
      redditi inferiore a 200 mila euro.. (!)..........
     
      Alla faccia della purezza dei sentimenti
      È davvero il caso di dire: Viva l’amore (e i soldi).  
  

                                          Copyright 2010 © by Sam Stoner





martedì 12 ottobre 2010

DONNA CONSAPEVOLE / Il verbo di Sex and the City



Questa sera stavo vedendo dei vecchi episodi di The sex and the city, serie icona per più di una generazione di donne. Ahimé, devo aggiungere. Sì, perché il modello femminile che si afferma nella serie è tanto vincente in tv quanto devastante nella vita, ossia quello della donna consapevole.
Non vi vengono i brividi solo a leggere queste due parole insieme? A me sì. Chiaro che se le legassi alla donna degli anni ’70 sarebbe tutta un’altra musica. Ma qui stiamo parlando della donna consapevole degli anni novanta e del nuovo secolo. Un’aberrazione! Meglio Godzilla o il mostro di Alien!
Ma cerchiamo di capire qual’è la donna consapevole del ventunesimo secolo. Innanzitutto, è una  donna che ha avuto molte esperienze, quindi una donna che conosce bene la propria sessualità.
Mi sorge una domanda, ma questa donna conosce anche se stessa?
Questa domanda assume importanza nel momento in cui ha una propria interiorità con la quale entrare in contatto, ma se non c’è? O, meglio se c’è ma più semplicemente  decide di ignorarla? Ecco che deve concentrarsi su quello che certamente ha, ossia la propria sessualità. E qui, più che di una donna consapevole sarebbe giusto parlare della  Donna Vagina.
Ma non divaghiamo, vi darò delle indicazioni ulteriori per capire qual è la donna consapevole.
È quella che dice sempre di non aver bisogno di un uomo. E bisogna credergli, perché l’uomo, nella sua universale accezione è un essere umano di sesso maschile, mentre queste donne possono avere rapporti solo con “membri” maschili, dildo di carne, esseri monocellulari alimentati a testosterone. Ma non pensate a spogliarellisti e personal trainer (per quanto gettonatissimi dalle donne consapevoli). No, questi “dildo di carne” sono di solito brillanti manager, affermati professionisti, sportivi di successo. Avete colto la sottigliezza? Sono la versione maschile della donna consapevole.
Sì, perché la donna consapevole:
- ha più 30 anni
- ha successo
- è elegante
- è separata/divorziata
- è bella
- è intelligente (o almeno così sembra che sia)
- è spigliata
- è ironica
- è indipendente
e soprattutto (appare) determinata!

Ma determinata per cosa?
Per accaparrare per l’azienda per la quale lavora un numero di clienti record? O capace di accrescere in modo significativo il fatturato della propria società? Determinata, forse, a scoparsi (sì, è questo il termine che le donne consapevoli usano per indicare l’unione fisica con un uomo) tutti gli uomini che vuole?
Uhmm… ragguardevole. E poi?
Il poi che segue contiene la VITA. Ma loro non lo sanno, non vogliono saperlo. Eppure rappresentano un modello di donna vincente. La donna indipendente che non aspetta il principe azzurro, perché il principe azzurro non esiste, anzi esisteva ma lei lo ha ucciso per poi occultarne il cadavere nel bosco incantato. È una donna con le palle! Insomma, una femminista priva di ideali, foraggiata solo dalla rabbia, verso se stessa e verso gli uomini. Diciamocelo, si tratta di donne più pericolose degli uomini bomba di Hamas. Deflagrano ad intervalli regolari portandosi dietro tutti quelli che si trovano nei pressi della loro vita.
Non ce l’ho con loro, sia chiaro. Già si fanno molto male da sole.
Ma perché ne parlo? Non solo perché me le ha ricordate The sex and the city, ma perché nel corso delle mie esperienze sentimentali ne ho incontrate, e per fortuna ne sono uscito vivo.
Questa riflessione  è dedicata a quegli uomini che hanno subito le schizofrenie sessiste di queste donne e poi a loro, le donne consapevoli. Le prime inconsapevoli vittime di se stesse. Auguri.
           
           Copyright 2010 © by Sam Stoner

domenica 10 ottobre 2010

Onestà maschile.


Copyright 2010©by Sam Stoner



LEI : Tu mi hai mentito!
LUI : Sì.
LEI : Non negarlo!
LUI : Non lo nego.
LEI : Mi hai ingannata, manipolata, usata!
LUI : Già…
LEI : Come fai a vivere? Come?
LUI : Come tutti: respiro.
LEI : Mi chiedo come cazzo faccia tua moglie a starti vicino!
LUI : Nello stesso modo in ci riesci tu.
LEI : Io? Te lo puoi scordare! Io sono fuori dalla tua vita! Mi stai uccidendo. E io devo vivere, devo... amare! E tu, invece… tu non hai idea del significato della parola amore! Anzi, no, tu lo sai, ma solo perché ami te stesso. Nessuno, tranne te stesso!
LUI : Non dire sciocchezze. Io so amare.
LEI : Non me! Non me, maledizione!
LUI : Te lo dico sempre che ti amo…
LEI : Ma certo, ancora bugie, menzogne. Per il solo gusto di dirle. Sono davvero stufa di tutto questo. Lo capisci?!
LUI : Ma certo…
LEI : E allora, cosa intendi fare? Cosa?
LUI : Starti vicino. Cos’altro potrei fare?
LEI : Per starmi vicino devi lasciare tua moglie! O me lei!
LUI : Lo farei. Ma come?
LEI : Che vuoi dire?
LUI : Voglio dire che non posso lasciare mia moglie perché…

Ora seguirà una serie di puttanate che a noi maschietti fanno scompisciare dalle risate, mentre le donne ci credono ciecamente. L’aspetto più folle e ridicolo è che tali puttanate si tramandano di generazione in generazione e quindi sono note alle donne da secoli; tuttavia continuano a crederci.

LUI : Voglio dire che non posso lasciare mia moglie perché:

a) è depressa e due giorni fa ha tentato il suicidio
b) è su una sedia a rotelle
c) sta morendo di una brutta malattia
d) il mio bambino ha gravi problemi psichici, se me ne vado sarebbe la fine.


LEI : Mi ami?
LUI : Scusami… cosa mi hai chiesto? ( in realtà stava pensando a cosa mangiare per cena)
LEI : Mi ami?
LUI : Certo che ti amo, ma non posso lasciare mia moglie. Lo hai capito, vero?
LEI : Sì, ora ho capito. Come ho capito che hai un gran cuore per sopportare tutto questo. Sei un uomo splendido.
LUI : Tu sei una donna splendida.

LEI: Cosa fai?


Lui le sta togliendo le mutandine.


LUI: Ti desidero. Sei così comprensiva e sensibile…

LEI: Sono tua.

LUI: (E anche stasera la scopata è rimediata!)



mercoledì 29 settembre 2010

Gli uomini preferiscono... la cellulite!

Copyright 2010 © by Sam Stoner

Dritte per donne in overdose da chirugia plastica.


Bentornate dalle vacanze ragazze. Allora, vi siete stressate a sufficienza? Vi siete sfogate sessualmente copulando in letti di peccato degni di Sodoma beccandovi un bell’herpes genitalis o la candida? Vi siete finalmente lasciate con il vostro eterno amore solo perché lui non voleva lasciarvi andare in vacanza da sole proprio in concomitanza, del tutto accidentale, con l’inserimento della vostra prima spirale? Vi siete infatuate del bagnino che poi avete scoperto essere attratto più dai vostri tacchi che non dalle vostre tette? Vi siete indebitate per i prossimi 12 mesi per pagarvi il viaggio che vi ha regalato il podio non per il più indimenticabile e torrido incontro di sesso ma per la più perseverante stipsi? Siete state cornificate dal vostro lui andato in vacanza “culturale” con gli amici a Ibiza?


Siete… ingrassate? Sì, avete letto bene, ingrassate. Perché dopo una primavera durante la quale vi siete alimentate a base di barrette proteiche, yogurt e insalate per apparire decenti in costume, sperando che cellulite e grasso potesse magicamente sparire dal vostro interno coscia, dai fianchi e dai vostri culoni, finalmente, dicevo, vi siete potute sfogare. Tanto in estate si cammina, si sta al mare, ci si muove e si può mangiare, quindi diamoci sotto alla faccia di tutti quei digiuni forzati che avrebbero fatto impallidire Ghandi. Brave. Avete percorso la strada giusta per arrivare a Lipo City, la città dove il grasso impera. Ma non è una sorpresa per voi, lo sapevate benissimo dove sarebbe finito ogni boccone che avete assaporato, eppure non avete potuto fare a meno di ingozzarvi. Siete riuscite a ingurgitare una quantità di dolci che nemmeno una mandria di bambini all’ora della merenda riuscirebbe a buttare giù. Ma tanto a settembre il costume ritorna nell’armadio, potrete, così, camuffare pancia e chiappe con i vestiti. Pronte a mostrare “solo”cosce e décolleté luccicanti di abbronzatura… Be’, io direi avvizziti da abbronzatura. Il sole accartoccia la pelle. Fino a un certo punto ve la cavate, dopo… un baratro incartapecorito vi attende inesorabile come la caduta del seno! E quindi, a settembre, tra grasso e rughe si parte alla grande con creme, trattamenti estetici, punturine, filler, innesti, protesi, liposuzioni, filtri magici, esorcismi per le rughe, danze sciamane per tirare su i glutei… qualunque cosa, purché funzioni!


E per chi tutto questo? Ma per noi. Sì, per noi Uomini. Ognuna di voi lo fa per un Uomo. Solo la parola vi fa tremare dalla punta dei capelli fino all’ultima stilla di estrogeni. Ci piace questa accortezza nei nostri riguardi. Ci piace essere blanditi, sedotti, essere al centro delle vostre attenzioni. Ed è inutile che, balbettanti, cerchiate di dire che fate tutto per voi stesse: quel vestitino sexy lo compro per me, quella biancheria che arde desiderio la prendo per me, mi pompo le labbra per sprecare più rossetto, perdo un’ora di sonno al mattino per impiegarla al trucco e con i capelli prima di uscire, tirandomi a lucido come una tigre che invece di ruggire grida SESSO… solo per me. Come no.



Nel mentre noi uomini ce ne stiamo lì, belli tronfi con il nostro ventre gonfio senza alcun problema. I fissati della palestra a oltranza sono pochi, una buona percentuale è gay e quelli che rimangono non sono sufficienti per soddisfare la domanda. Sì, qualcuna ci riuscirà pure a portarsi a letto uno di questi malati da manubrio, ma statisticamente è irrilevante. E per vostra sfortuna le prestazioni sessuali sono del tutto slegate da scolpiti ventri tartarugati. Insomma, avere un fisicaccio alla James Hoelett (Wolverine) non è garanzia di orgasmo. Così, dovete per forza rivolgervi a chi non è poi così in forma, il mercato non offre altro. L’Uomo, supremo imperatore adorato e venerato, desiderato, bramato. Non importa se è senza capelli, ha la pancia, le spalle cadenti, il culo piatto o le maniglie dell’amore che somigliano a lontre.



Bisogna anche dire che non tutte sono a tal punto disperate da stringere patti con spiritelli infernali per assicurarsi eterna giovinezza. C’è anche uno zoccolo duro, parlo di quelle donne che sanno bene che a noi uomini piacciono le imperfezioni, anzi, proprio quelle ci “fanno sangue”. Cellulite, smagliature, grasso… Se si trovano nei punti giusti diventano micidiali elementi di seduzione. Così, queste furbone non stanno lì a seguire diete e ginnastica, ma se la godono, anche se il rischio è di eccedere nel verso opposto diventando, così, talmente cesse da essere poco appetibili persino per un detenuto appena scarcerato dopo una decina d’anni di prigione in astinenza da passera. La linea di demarcazione è sottile, e siamo noi a tracciarla, non dimenticatelo!



I modelli estetici fluttuano, si adattano, metabolizzano mode e plasmano disinibiti, sfrontati, burrosi corpi capaci di mettere nel sacco il più esigente maschio. Pronto a buttare nel secchio un perfetto “foie gras” per gustarsi un bel piatto di trippa! Abbronzata, naturalmente.


sabato 18 settembre 2010

L'ennesima incomprensibile follia di coppia

Copyright 2010 © by Sam Stoner

Giovanna continua a ripeterselo: avere un compagno è segno di successo.

Ma allora perché lei non è felice?

Basta fare un piccolo sforzo e ricordare come stava prima di far entrare Carlo nel suo appartamento, di presentarlo ai suoi genitori, di permettergli di ridisegnare, in bagno, la disposizione dei flaconi di crema idradante, dei districanti per capelli, della lavanda vaginale. Prima che lui le dicesse che quei volumi esoterici nella libreria dovevano far posto ai suoi dvd.


Ora ricorda: aveva bisogno di qualcuno presente mentre guardava la tv e mangiava.

Era sola!

Quest’uomo le doveva piacere? Non necessariamente.

Eppure, adesso, condivide pure il letto con questa persona che non deve necessariamente piacerle. Certo, così deve essere: perché sapere che l’altra metà del letto è occupata stabilmente significa che è una donna di successo. È riuscita a superare i trentacinque anni e avere quella fottuta metà del letto occupata da un ammasso di carne pelosa che russa e le concede le spalle per cinque/sei giorni a settimana.


Sì, perché ora, la sua vita sessuale è scandita dal sabato. Ai primi tempi era un last minute continuo. Si scopava senza orari e in ogni luogo. Però, a pensarci bene, era durato poco quel periodo. Non riusciva proprio a capire come fosse arrivata ad aspettare il sabato come un drogato in crisi di astinenza. Voglio solo una leccatina! Una bottarella! Qualcuno mi fotta!!!


Però, il sabato è rassicurante. Significa che hai un uomo. Mentalmente è splendido. Non c’è più la palpitante incertezza di non incontrare nessuno di interessante nei locali o alle cene oppure tra gli amici degli amici e si eliminano, così, anche le conseguenti uscite e prove di sesso tremolanti, incerte, imbarazzanti, maldestre, insoddisfacenti. Anche se una parte di lei pensa alla mancanza di scopate sfrenate, coiti orali, amplessi che avrebbero fornito elettricità a una timorata cittadina cattolica del sud per una buona mezz’ora.


Roba da single sfigate.


No, ora c’è il sabato.

La procedura: Carlo, il suo compagno, il suo uomo!, le sale sopra, fa quanto richiesto dai suoi organi genitali, totalmente disinteressati a quanto accade ai loro corrispondenti femminili all’interno dei quali si sfregano e poi si mette a vedere la televisione. Lei, con una buona approssimazione, può ormai indovinare il numero di minuti di questa eccitante unione. Ma quello è il suo uomo! L’avrebbe ritrovato il mattino successivo e quello ancora.


Non è della stessa opinione la sua vagina. Anche se ormai, poverina, non riesce più a far sentire la propria voce uterina. L’ha persa anni prima, in quel periodo che coincideva con la convinzione di poter avere figli.

Figli. Argomento tristissimo.

Ma mai più triste della convinzione che qualunque fertile cazzo fuori della sua casa possa ingravidarla. Ma non quello di lui.

Perché?

Ma perché è presto per pensare di avere figli. Lui ha “solo” quarantacinque anni. C’è tempo.

Tictactictactictactiatictictactictac

Niente paura, è solo l’orologio biologico di lei che alla soglia dei 36 anni comincia a farsi sentire. Ma c’è tempo, si ripete nella sua metà del letto il cui confine è segnato dalla schiena di lui. Ho solo 36 anni. E’ presto per avere uno strafottuto figlio!

La verità è che erano solo finiti insieme. Quando quella troia di Anna glielo aveva presentato aveva scoperto delle affinità sconcertanti con quest’uomo: coincideva la meta delle vacanze, avevano la stessa predilezione per cibo messicano, inoltre lui aveva un buon profumo, era libero e desideroso di una compagna. Così, erano finiti insieme.


Il fatto che ora veda la sua vita come un totale fallimento è una falsa percezione. Lei è felice, è una donna di successo! Così straordinariamente felice da farsi venire uno sfogo sulla pelle per aver rifiutato l’invito per un aperitivo da parte di quel bel ragazzo single e del suo cazzo in erezione sette giorni la settimana! Quel beep continuo e quasi impercettibile che le sembra di sentire sempre più spesso, non si deve alla sveglia guasta di un vicino, ma proviene dal macchinario che misura i parametri vitali della sua relazione, ormai distesa su un freddo tavolo di marmo in attesa dell’autopsia…

- Cara, dove sono gli specchi?

- Li ho buttati! E adesso vieni a mangiare questa cazzo di colazione!


Piccole gioie della vita di coppia.

8 marzo e l'utero in fiamme

Copyright 2010 © by Sam Stoner





Molte volte mi sono chiesto a cosa serva questa festa oltre che a foraggiare i fiorai e a razziare i giardini di quei rami verdi impreziositi da gemme gialle come margherite senza petali.


Iniziai a chiedermelo un periodo della vita in cui non si ha altro da fare che porsi delle domande per poi girarle ai propri genitori.


Ricordo che quelli di Carl, il mio migliore amico e compagno di banco, rispondevano che non era affar suo sapere il perché delle cose, e che il Signore gli avrebbe fornito tutte le risposte a tempo debito.
“Ci vuole fede Carl, credere senza sapere. Questo è il segreto della felicità.”


Carl se l’era sentito ripetere così tante volte che quando vide il padre sotto il peso della Chevrolet celeste che stava riparando nella sua officina, non corse a chiedere aiuto, si disse che non era affar suo. Avrebbe voluto chiedere alla madre perché papà stesse dormendo sotto una macchina, ma era un bravo ragazzo, di quelli ai quali le cose non bisogna ripeterle due volte, così ricacciò in gola quel “perché” e ci raggiunse al parco come sempre. Due giorni dopo Carl indossava una giacca nera, una cravatta nera, la sua prima credo, una scriminatura, bianca come le righe segnate sulla lavagna da Miss Ray nell’ora di geometria, che gli attraversava la testa dividendo la folta capigliatura ammansita dal gel che il padre gli aveva lasciato in dote, il tutto, arricchito da un pianto sommesso.


Chiesi a mia madre perché tutti piangessero. Mi disse che succede quando qualcuno muore. I perché seguirono a pioggia, i bambini sguazzano nel mistero della morte, e le risposte arrivarono tutte.
Adesso ogni 8 di marzo quei perché riaffiorano.


Mi chiedo perché i quotidiani si riempiono di annunci di locali in cui capeggiano stripmen e ballerini in perizoma; perché nei blog si vedono foto di falli, perché sul parabrezza della mia macchinaci sono volantini di sexyshop con offerte sulla lingerie; perché in televisione si vedono interviste a donne che si dichiarano pronte a folleggiare e che ammiccano di fronte alla domanda: ”… e gli uomini questa sera?”; perché gli amici si tirano a lucido riempiendosi le tasche di preservativi per uscire quella sera senza avere una meta precisa, solo per “essere a portata”. Ma a portata di chi?



Mi sono chiesto quale fosse l’origine di questo baccanale ovarico.


L’ho trovata, ma non ha nulla a che fare con quello che vedo.


Oh, certo, nelle pagine di cronaca dei quotidiani del 9 marzo si trova qualche trafiletto riservato a un manipolo di donne che hanno marciato per la città come un tempo si faceva in occasione della ricorrenza di qualche santo, ma il resto di queste pagine riguardano sempre le feste, al chiuso o all’aperto, in cui donne di tutte le età sfoggiano reggiseni e tenute da cubiste, con l’unica differenza che le cubiste vengono profumatamente pagate per farlo.


Poi, vicino le feste, ecco comparire il resoconto delle violenze, degli stupri di gruppo, delle sevizie che gli uomini riservano alle donne: donne ubriache che seguono sconosciuti in macchina, o in casolari o in alberghi o in case, non si sa bene alla ricerca di cosa, se non per essere immolate in memoria di quelle donne assassinate in quel lontano 1908.


I “perché” continuano ad affollare la mia testa, proprio come quando ero un ragazzino. Solo che adesso le risposte non hanno il dolce sapore dei ricordi, ma quello amaro del dolore delle vittime e della voce di mia madre, che guardando il telegiornale dice: “Che stronze che siamo…”, riferendosi a quelle donne, operaie, professioniste, disoccupate , che agitano culi e tette mimando un duello di scherma con falli di gomma in onore dell’8marzo.


In casa, dentro un vaso, vedo un ramo di mimosa. Lo stesso ramo che mio padre offre a mia madre ogni giorno da quando si sono incontrati. All’inizio è stata mia madre a dirgli dove trovarne anche fuori stagione, con la determinazione, la forza e la dignità che da sempre la contraddistinguono. Quel ramo nel tempo si è trasformato in gesti e parole, in comportamenti e, alla fine, in convinzioni.


Le donne, quelle che ne hanno la possibilità, le stesse che si riversano nei locali, quando vogliono, sanno indicare agli uomini la strada da seguire. E sanno anche essere sufficientemente persuasive. La storia ci mostra che molti, se non troppi, perdono quella strada. Eppure è semplice trovarla, basta leggere i cartelli con su scritto RISPETTO.