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domenica 2 settembre 2012

Non avete stile? Restatevene a casa!



Le persone prive di stile andrebbero chiuse in delle riserve.
Io le eliminerei, ma dicono che non sia permesso. Allora rinchiudiamoli! Perché, mi chiedo, perché devono avvilire le mie giornate con la loro assoluta mancanza di stile? Pecore che si muovono liberamente i città senza alcun controllo. E non si tratta di burini o gente di borgata. Sono anche benestanti, li vedete mai i BMW  X6, quelli a due piani dal cui finestrino esce un gomito tatuato? Eccoli, sono loro. Ricchi e bori. Privi di stile. Per loro essere eleganti significa ostentare una caloscia di Burberry anche con il sole e usare jeans strappati di cashmere di Cucinelli e magliettina La Martina da 100 euro scolorita da un bambino thailandese utilizzando prodotti tossici.
Ma non riguarda solo i bori arricchiti, ma anche quelli che sono solo bori (Boro= persona rozza e volgare, dai modi e dall'abbigliamento appariscenti e sgradevoli).
Uomini, donne e i loro poveri bambini involgariti da genitori che non hanno idea di cosa sia un abbinamento di colori, un  pettine, un rasoio, un ferro da stiro. Lo svilente panorama si è schiuso ai miei occhi in un centro commerciale. Mandrie di bovini e ovini con le loro assordanti voci e con i loro ancor più chiassosi “look”.
Persino i braccianti che incrocio al mattino in una strada periferica di Roma sono vestiti con maggior cura.
Nessuno ha nel proprio guardaroba un pantalone lungo, si sono tutti accorciati sotto il ginocchio. Non esistono più le polo ma solo “canotte”  che mettono in risalto disgustose ascelle. Capelli che ancora hanno la piega del cuscino, ma tagliati dal parrucchiere di grido a 50 euro a sforbiciata, e barbe incolte che chiedono a gran voce di essere rasate.
Le donne. Madame Coco, si rivolterebbe nella tomba: Qui non si tratta di essere alla moda ma solo di non essere delle straccione.
Donne con i capelli sporchi e grassi tenuti su da pinze di plastica colorata che farebbero rabbrividire persino Basquiat. Non un filo di trucco, un orecchino.  Raramente, se dice bene, sui loro visi stanchi poggiano un paio di occhialoni scuri, spesso vergati dalla annoiata firma dello stilista  in voga.  Ma almeno un minimo di vergogna almeno è ancora viva.
E poi gli abiti. Che meraviglia vedere i film anni Cinquanta in cui anche le donne più povere indossavano abiti sotto il ginocchio e aderenti, capaci di disegnare il corpo femminile. Oggi si vedono queste “sciattone” in canotta, con a vista le spalline del reggiseno sempre di colore diverso. Non contente abbinano pantacollant che mettono in risalto ogni singolo buco cellulotico e ficcati ben dentro le loro chiappe. E, abbassando lo sguardo, ecco spuntare gli infradito. Robaccia di gomma, griffata o meno, da utilizzare solo nella doccia di una palestra o al massimo su una spiaggia che invece viene strascicata da piedi che virano dal grigio al nero, ma che magari hanno uno smalto Lancome sulle unghie. L’aberrazione!
Non si vede più un tacco, se non nelle discoteche durante le ore del rimorchio dei torelli da monta, non si vede una gonna al ginocchio con spacco, ma solo pantaloncini-mutanda  destinati alle adolescenti e che trentenni e quarantenni si ostinano a indossare sfidando la forza di gravità con i loro interni coscia ormai flaccidi e consunti dal troppo uso.
Chiusi! Recintati! Confinati in riserve dove potranno liberamente dar sfogo alla loro mancanza di stile, sottraendo ai miei occhi questo scempio. Sarà possibile?
Viva l'eleganza!